SI PUBBLICANO LE RELAZIONI IN MERITO ALL’INCENERITORE:

COMUNICATO STAMPA

Nell’estate del 2005 ben 409 medici del territorio forlivese sottoscrivevano una petizione indirizzata al Direttore dell’ ASL, al Sindaco ed al Presidente della Provincia in cui esprimevano tutta la loro preoccupazione circa il potenziamento dell’ incenerimento dei rifiuti ed auspicavano l’attuazione di pratiche di gestione dei rifiuti più rispettose dell’ambiente e della salute, pratiche già ampiamente in uso in tante parti del nostro paese e non solo.
Si rammenta che le preoccupazioni espresse dai medici forlivesi non furono un atto isolato: nel 2007 pari timori furono espressi dal Presidente della Federazione degli Ordini dei Medici dell’ Emilia Romagna, il Dott. Gancarlo Pizza di Bologna, che avanzò una richiesta ufficiale di moratoria sull’ampliamento od apertura di nuovi inceneritori e nel 2008 la FNOMCeO ( la Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici) in un suo documento affermò che erano da privilegiare, “altre metodiche di smaltimento efficace dei rifiuti che oggi, rispetto all’incenerimento, appaiono svantaggiate per un minore interesse del mercato pur potendo presentare minori rischi ambientali.” , senza parlare poi delle numerosissime azioni (anche giudiziarie!) intraprese dai Medici per l’ Ambiente in tutto il nostro paese.
L ‘Associazione dei Medici per l’ Ambiente, sezione ISDE Forlì-Cesena, accoglie quindi con grande soddisfazione – dopo 5 anni – la notizia del prossimo avvio della raccolta domiciliare “porta a porta” nella città di Forlì; la separazione a monte dei materiali è infatti il primo irrinunciabile passo per una corretta gestione dei rifiuti, è una pratica consolidata da decenni e la sola che permette il recupero adeguato di materiali preziosi ( carta, legno, plastiche, metalli, materiale organico per compost di qualità ecc. ) che nessuno può più permettersi di distruggere e sprecare e tanto meno di trasformare – tramite l’incenerimento- in composti tossici che avvelenano il nostro ambiente e sono causa certa di danni alla salute e di inutili sofferenze.
I Medici per l’ Ambiente ricordano da un lato che le vere energie rinnovabili sono solo quelle che prevedono l’utilizzo dell’energia solare e dall’ altro che distruggere materia (di qualunque tipo compreso le “biomasse”!) tramite la combustione con il pretesto di recuperare energia ( magari camuffando il tutto con bilanci in paregggio per la CO2…) è una prassi che va contro le più elementari leggi della fisica, prassi sempre più contestata e criticata nella letteratura scientifica indipendente e che trova la propria ragione d’essere solo in assurdi incentivi economici che nulla hanno a che fare con la reale tutela dell’ambiente e della salute.
ISDE Forlì invita quindi tutti i cittadini a collaborare con entusiasmo al progetto del “porta a porta”, che renderà finalmente la nostra città non solo più bella, pulita ed ordinata, ma soprattutto dimostrerà la totale inutilità di impianti, quali gli inceneritori, classificati fra le industrie insalubri di 1° classe e che nessuno – crediamo – può avere piacere di lasciare in eredità ai propri figli o nipoti.

Il Presidente di ISDE Forlì

Dott.ssa Patrizia Gentilini

Forlì 9 luglio 2010

______________________________________________________________________________

Care Colleghe e Colleghi anche questo anno devo richiedere la messa all’ordine del giorno della richiesta di dare un parere negativo sulla Relazione Sanitaria, anno 2009, in merito all’operato del Dipartimento della Prevenzione per quanto attiene l’indagine su problematiche sanitarie legate alle emissioni dell’inceneritore di Montale.

Vi ricordo che una richiesta analoga era già stata da me presentata lo scorso anno. Questa richiesta aveva prodotto una parziale modifica del testo e l’enunciazione, da parte del Presidente, dell’opportunità di riservare una specifica riunione sul tema sollevato, qualora la richiesta fosse stata avanzata  con il numero qualificato di componenti previsto dal nostro regolamento aziendale.
Questa richiesta venne poi effettuata da un numero di componenti il Consiglio superiore al numero previsto, e la seduta fu effettuata in data 13 gennaio 2010.
In quella riunione vennero illustrate e discusse alcune problematiche, in particolare quella relativa alla mancata emissione, da parte delle strutture preposte del Dipartimento della Prevenzione dell’Azienda USL, di un divieto cautelativo di commercializzazione e di consumo di prodotti alimentari provenienti dall’area di maggiore ricaduta delle emissioni dell’inceneritore, in presenza di una  contaminazione da diossina dimostrata essere presente, anche con valori significativamente superiori ai limiti di legge,  in prodotti di origine animale.
Purtroppo devo rilevare che, da parte della direzione aziendale, non è stato poi dato seguito alla richiesta  presentata in quella sede, di effettuare almeno una valutazione dell’opportunità del divieto di commercializzazione e consumo di prodotti alimentari, da parte di tutte le professionalità presenti a livello sanitario (Igiene e Sanità Pubblica, Igiene degli Alimenti e della Nutrizione, Veterinaria), e che tale valutazione venisse inoltre “adeguatamente motivata per quanto attiene i suoi contenuti nei versanti tecnici e normativi”.
Il mancato divieto di commercializzazione e di consumo di prodotti alimentari potenzialmente contaminati ha comportato che,  anche nel corso dello scorso anno, la popolazione interessata, residente nei comuni di Agliana e Montale, e nelle zone limitrofe dei comuni di Pistoia e Quarrata, è stata soggetta a nuovi ed ulteriori rischi sanitari, stante anche l’allarmante sequenza di alti e ripetuti valori di emissione di PCB provenienti dall’impianto di incenerimento, nel corso della seconda metà del 2009; si rileva poi che di questi dati non hanno tenuto adeguatamente conto gli organi preposti al controllo, in quanto  non sono specificatamente previsti limiti per i PCB dalla vigente normativa “ambientale” riferita alle emissioni in atmosfera.
Ma la vicenda della mancata emissione di ordinanza di divieto  di commercio e consumo di alimenti potenzialmente contaminati investe anche la regione Toscana, per i suoi poteri di indirizzo e  controllo: è di questi giorni la vicenda dell’emissione di ordinanza di divieto di raccolta e consumo di prodotti agricoli coltivati  nell’area circostante un’azienda di smaltimento di metalli, che fa seguito all’emissione di diossina dai fumi dell’impianto nel comune di Laterina, in provincia di Arezzo. Non si comprende quindi come siano possibili, nella stessa regione, comportamenti cosi divergenti: o comuni ed ASL in provincia di Arezzo abusano dei loro poteri, oppure comuni ed  ASL in provincia di Pistoia sono palesemente omissivi.

Per quanto riguarda il testo della  relazione sanitaria del 2009 (http://intranet.pt.usl3.toscana.it/doc/upload/Direzione/Bozza%20relazione%20sanitaria%202009/bozzarelazionesanitaria2009.pdf ) devo rilevare come:

1) Si continui a minimizzare quanto accaduto nel 2007, in quanto non si è trattato solo di uno “sfondamento dei limiti emissivi per le diossine nell’estate del 2007”,  come  riportato nella relazione sanitaria, bensì di una prolungata e rilevante fuoriuscita di diossine, dimostrata da due referti analitici ufficiali, entrambi ben superiori ai limiti normativi, su campionamenti effettuati, uno ai primi di Maggio e l’altro nella seconda metà del Luglio 2007; questa fuoriuscita è calcolabile, secondo i criteri previsti dalla Organizzazione Mondiale della Sanità, in termini sanitari, nell’ordine di “milioni” di dosi massime ammissibili di diossina,  La diossina è inoltre sostanza tossica e cancerogena che presenta ulteriori problemi dovuti alla sua notevole persistenza nell’ambiente e al bioaccumulo negli organismi viventi.

2) Si continuano a riportare acriticamente le affermazioni di ARPAT di un “livello di inquinamento ambientale relativamente omogeneo, senza un chiaro gradiente relativo alla fonte puntiforme costituita dall’inceneritore” (pag.11 della Relazione) senza tener in minimo conto delle critiche formulate dallo scrivente in modo puntuale nella sede appropriata (il “tavolo tecnico”),  vale a dire sul fatto che, in un numero imprecisato di prelievi di terreno, ARPAT ha scartato la sua parte più superficiale (proprio quella in cui, notoriamente, si concentra in massima parte la diossina), e sul fatto che l’accuratezza analitica ha presentato diversi problemi, in quanto non permetteva di evidenziare un gradiente significativo,  anche questo evidenziato in sede di tavolo tecnico, fatto che ha comportato risultati paradossali, come quello dei risultati analitici  di ARPAT delle diossine nel terreno a Cutigliano, in aree non antropizzate e distanti da fonti di inquinamento, che sono risultati essere assai superiori a quelli relativi alla loro presenza nei terreni situati in zone prossime l’inceneritore o in aree dove per decenni si sono svolte attività industriali; in ogni caso il fatto che le modalità di esecuzione dei campionamenti dell’ARPAT non abbiano tenuto in alcun conto delle norme tecniche stabilite dal Ministero della Sanità (Commissione Consultiva Tossicologica Nazionale, seduta del 12 febbraio 1998) comporta, di per sé, la non attendibilità di questi dati, almeno per quanto riguarda il versante sanitario, oltre ad essere un possibile spreco di risorse pubbliche per analisi assai costose eseguite su campioni prelevati in modo inadeguato.
Si rileva che, per quanto riguarda il dati analitici relativi ai “campioni biologici”, eseguiti dall’Azienda USL ed analizzati dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Toscana e Lazio, il testo (pag. 11) non evidenzia che in questo caso il gradiente, rispetto alla distanza dall’impianto di incenerimento, è stato invece chiaramente trovato, in quanto la contaminazione più significativa (intesa come oltre i limiti di legge) da parte della diossina (comprensiva di furani e PCB simil-diossina), e con percentuali, per le singole matrici, ben superiori al 25% citato nel testo come dato percentuale relativo a tutte le analisi, si è ritrovata solo nei campioni provenienti dalla area di maggiore ricaduta dell’impianto, con un’unica importante eccezione dovuta al solo fatto che il campione risultato essere particolarmente contaminato, prelevato assai fuori dall’area di ricaduta dell’inceneritore di Montale (oltre 7 km), era risultato essere, a seguito di una verifica comunicata in sede di tavolo tecnico, proveniente da un allevamento situato a meno di 1000 metri da un altro inceneritore, quello di Baciacavallo, a sud di Prato.

3) Per quanto riguarda poi l’indagine epidemiologica si rileva come il testo (pagg. 11 e 12) metta in evidenza, per i comuni di Agliana e Montale, esclusivamente “eccessi di mortalità statisticamente significativi per mieloma nelle femmine (e) diabete nei maschi”, spostando a fine 2010 il termine di acquisizione di dati “definitivi”. Gli aspetti epidemiologici, stante il loro specifico significato sanitario, meritano alcune ulteriori considerazioni, in ordine alle loro potenzialità come pure ai loro limiti. Intanto andrebbe ribadito che, in presenza di esposizione, certa e dimostrabile, a sostanze nocive per la salute (compresi agenti sicuramente cancerogeni) i danni sanitari conseguenti sono altrettanto certi, mentre la loro dimostrabilità può non essere agevole utilizzando esclusivamente i dati epidemiologici ordinariamente disponibili. Si rileva inoltre che l’esposizione di decine di tabelle di dati numerici, e della loro ulteriore suddivisione in categorie e sottocategorie, cosi come avvenuto nella presentazione dei dati epidemiologici effettuata il 29 maggio ad Agliana (in http://www.provincia.pistoia.it/AMBIENTE/InformazioneAmbientale/TermovalorizzatoreMontale/IncontroAgliana29052010/INDAGINE_EPIDEMIOLOGICA_COMUNI_AGLIANA_E_MONTALE_PRESENTAZIONE.pdf ), rischia di rendere tutto più confuso e di non far adeguatamente rilevare aspetti che invece mostrano, già fin d’adesso,  anomalie nella mortalità. In particolare, dal solo esame delle cause di morte dei comuni della provincia di Pistoia, dal 1987 al 2006, si osserva come i comuni di Agliana e Montale presentano un chiaro eccesso nella percentuale dei decessi causati dai tumori rispetto a tutti i decessi: si fa presente come questo semplice parametro viene usualmente considerato come parametro sanitario indicativo dello stato del territorio. L’eccesso di morti osservati per questi due comuni, rispetto alla media complessiva della provincia di Pistoia, che è già superiore alla media regionale, risulta essere pari a 152 casi (1402 decessi osservati, rispetto ai 1250 attesi): oltre 7 decessi per tumore in eccesso ogni anno nei comuni di Agliana e Montale per i venti anni presi in esame, questo dato, seppur elaborato su dati grezzi è inoltre coerente, come numero, ai risultati di indagini epidemiologiche con riferimento ad impianti di taglia ed emissioni paragonabili, come quello di Baciacavallo, a Prato, effettuata, in questo caso, con metodologie rigorose e da personale estremamente qualificato dell’allora CSPO di Firenze, e che ha dimostrato un eccesso di casi tumori e di morti per tumore, con buona significatività statistica, per quanto attiene il solo carcinoma polmonare, pari a circa un caso l’anno, per un area di raggio di 1,5 Km, abitata da circa 3500 persone con età superiore ai 5 anni. In ogni caso, una volta trovati questi eccessi, a che cosa si vogliono imputare?
Si ricorda come la provincia di Pistoia sia in buona parte industrializzata e che in diversi altri comuni sia presente anche un’attività vivaistica con utilizzo intenso di fitofarmaci, e che pertanto sia già soggetta a significativi impatti. Si può quindi ragionevole considerare come questo eccesso di decessi per tumore, nei soli due comuni dove è stata, ed è, maggiore la ricaduta delle sostanze nocive e cancerogene, provenienti dall’inceneritore di Montale, sia legato proprio alla presenza di questo impianto ed al suo funzionamento.

Ci troviamo di fronte, nel caso dell’impianto di incenerimento di Montale, alla presenza di possibili conflitti di interessi da parte di Enti pubblici, nella loro doppia veste: di titolari di funzioni  costituzionalmente riconosciute e di proprietari e/o gestori di un’azienda di diritto privato che porta avanti i suoi propri interessi: interessi che possono confliggere, come nel caso della tutela della salute, con  specifiche funzioni pubbliche. I conflitti di interesse, se esistono, non dovrebbero comunque comportare il venir meno o la svalutazione della prioritaria funzione pubblica. La Costituzione italiana impone alla pubblica amministrazione l’imparzialità (art.97), ed ai pubblici impiegati il servizio esclusivo della Nazione (art.98).

Sarebbe stata concepibile nei confronti qualunque altra azienda, di diritto privato, rinviata a giudizio per inquinamento, ed il cui processo è in corso presso il Tribunale di Pistoia, l’organizzazione congiunta di attività “promozionali”, quali visite guidate, da parte dell’Azienda USL di Pistoia, senza che questo fosse rilevato essere quantomeno inopportuno?
Questo  anche alla luce del fatto che carenze nella gestione dell’ inceneritore di Montale risultano essere avvenute anche di recente,  così come si legge in  note pubblicate nel sito internet della provincia di Pistoia ( per esempio http://www.provincia.pistoia.it/AMBIENTE/InformazioneAmbientale/TermovalorizzatoreMontale/RAPPORTI_ASL3/NOTA63375_12_09.pdf ), in particolare per quanto riguarda  la mancanza di un adeguato controllo dei rifiuti in ingresso all’impianto, fatto che ha potuto comportare l’incenerimento di rifiuti pericolosi, non ammissibile, per legge, e con ulteriori rischi per la salute della popolazione per il territorio di competenza dell’Azienda USL 3 di Pistoia.
Distinti Saluti,
 dott. Michelangiolo Bolognini
medico igienista, già responsabile dell’Unità Funzionale di Igiene e Sanità Pubblica della Az.USL 3, zona Pistoiese”