GLI ORDINI PROFESSIONALI ED IN PARTICOLARE L’ORDINE DEI MEDICI SERVONO?

E una bella domanda alla quale rispondo volentieri : servono eccome ed oggi sicuramente più di ieri in una società che evolve ad un ritmo vertiginoso e che distrugge tutte le certezze e tutti gli ideali che hanno sorretto le generazioni passate .Nell’immaginario collettivo di una società che vede la realizzazione dei suoi ideali nell’avere tutto e subito (si pensi ad una pubblicità molto nota ,che ha per slogan tradotto in inglese il ’carpe diem’ oraziano, tradendone ,in verità,il significato profondo)non si discute mai sul serio del concetto di malattia e di salute ,se non dal punto di vista merceologico(cioè la malattia o la salute sembrano interessare solo quando servono per vendere un prodotto per rimanere sani o per guarire subito se si è malati)In questo contesto(l’immaginario collettivo)la figura del medico assume contorni ambigui e indefiniti .Ormai è quotidiano ,anche di moda,,(fa notizia)parlare,nei media,di malasanità è questo ,che lo si voglia o no ,un giudizio di un certo tipo sugli operatori sanitari ,che certamente hanno le loro responsabilità specifiche ,ma di certo, non le più gravi.Le professioni ed i professionisti hanno bisogno di regole certe specialmente in campo etico morale per la tutela dei cittadini che sono sempre più disorientati,in particolare la necessità dell’ordine dei medici è fuori discussione come tutela di un diritto costituzionale che e’ quello della salute e per questo e’ considerata una professione protetta.Già da molti anni è aperto un dibattito politico e sociale sulla opportunità di abolire gli ordini professionali e sempre una parte politica con marcata connotazione ideologica è stata contraria agli ordini considerati delle lobby attente alla difesa di presunti privilegi corporativi. A niente hanno valso le numerose prese di posizione dei professionisti che non sono riusciti a dare una corretta visibilità degli ordini per quello che rappresentano come enti sussidiari dello Stato a tutela dei diritti dei cittadini e della professione stessa. Oggi il professionista in genere ed il medico in particolare viene visto come un soggetto privilegiato attento solo a difendere interessi corporativi. A mio parere il corporativismo sarebbe auspicabile nel senso etico che stimola a migliorare la professione ,le condizioni di lavoro, che istilla il senso di appartenenza e l’orgoglio di fare bene e di agire per il bene della società. I problemi sono tanti e difficili ed ogni categoria dovrà fare la sua parte senza dare deleghe ad altri ognuno dovrà fare la sua parte .La scienza apre sempre nuovi orizzonti e procura nuove opportunità ma allo stesso tempo crea nuovi problemi sopra a tutto di natura etico-morale come nel caso della fecondazione assistita, dell’assistenza ai malati inguaribili con tutte le implicazioni: come le dichiarazioni anticipate, il consenso informato, l’eutanasia e cosi tanti altri problemi.
In queste scelte il medico non deve essere solo con responsabilità e dubbi troppo grandi è necessario che possa essere confortato da norme etiche validate dagli ordini attraverso il codice deontologico costantemente rinnovato nel tempo, solo così sarà in grado di consigliare il malato pur nel pieno rispetto della libertà e della autodeterminazione e costruire quella sorta di alleanza terapeutica essenziale per una scelta giusta. Nessuna norma giuridica, pur illuminata, potrà indicare comportamenti idonei per le infinite situazioni nelle quali il medico potrà trovarsi e credo che anche la magistratura farebbe bene a tenere sempre presenti i codici deontologici dei vari professionisti.
Ai nemici storici degli ordini professionali si sono aggiunti i seguaci nostrani del liberismo europeista che vedono gli ordini come freno dell’economia come intralcio alla libera concorrenza, i professionisti come titolari di impresa, i cittadini come consumatori e gli ordini come associazioni di titolari di impresa. L’anno 2006 ha introdotto la legge Bersani che ha portato alcuni elementi, anche positivi, di liberalizzazione ma con norme di pochissima chiarezza che hanno finito per creare più problemi che vantaggi ed il garante dell’antitrust ha messo sotto osservazione alcuni articoli del nuovo codice per presunta limitazione della libertà dei singoli professionisti. Siamo anche in attesa della riforma della legge istitutiva degli ordini che giace in Parlamento ormai da 50 anni e credo che non verrà varata neppure in questa legislatura. Così facendo il legislatore otterrà ugualmente la soppressione degli ordini con la morte degli stessi per logoramento.